Accadde oggi: 19 luglio 1978 l’ultimo incontro di Angelo Jacopucci

Il 19 luglio 1978 è una data che la maggior parte degli appassionati di boxe non può dimenticare. E’ la data dell’ultimo incontro di Angelo Jacopucci. La parola ultimo spesso ha il valore di un aggettivo, pronome, avverbio, ma nel nostro caso si sposa con fatalità, dramma, destino. Un pugile che perde la vita su un ring come in ogni altro sport è un eroe. Tante sono state le vittime nello sport dal pugilato al calcio, dal basket all’atletica, dal ciclismo all’automobilismo e via dicendo. Quando uno sacrifica la propria vita in qualcosa in cui crede può essere paragonato a un martire, anche se la parola può sembrare impropria. Angelo Jacopucci si doveva battere per il titolo europeo dei medi lasciato vacante da Gratien Tonna, quel titolo che già era stato suo come era stato dello stesso Minter. Il pugile di Tarquinia aveva fatto il suo debutto tra i pro nel 1975, dopo una brillante carriera dilettantistica. In quell’epoca dirigevo un settimanale, chiamato Cronosport, che veniva distribuito gratuitamente allo Stadio di Viterbo. Parlava di tutti gli avvenimenti sportivi della zona e dintorni. Logicamente si parlava anche di pugilato e di Jacopucci, divenuto quasi subito una sorta di fiore all’occhiello. Era indubbiamente bravo: buon tecnico, agile sulle gambe e negli spostamenti. Colpi non ne voleva prendere, voleva mantenere i suoi lineamenti intatti, si vantava di avere il volto con cicatrici invisibili. Difficile colpirlo, mentre lui colpiva lo stretto necessario per vincere. I suoi matches erano costituiti da sprazzi di gran classe a momenti di noia, soprattutto perchè lui non voleva infierire sull’avversario, non voleva umiliarlo. Era riuscito a conquistare con pieno merito il titolo italiano ed europeo. Era diventato personaggio non solo per i suoi successi, ma anche per il suo dialogare, mai banale, tanto da essere conteso per interviste televisive e sui giornali. Eppure mancava in qualche modo sempre un pezzo, buona parte del pubblico lo amava, ma c’era anche una parte che lo criticava. Lui il “Cassius Clay dei poveri” ne soffriva, non capiva, non pensando che altri grandissimi campioni avevano passato quello che stava passando lui. Quando poi arrivò una sconfitta per ko ad opera di uno sconosciuto Frank Lucas, apriti cielo. I critici aumentarono dimenticando quello che era stato fatto di buono, ma soprattutto non considerando che un incidente di percorso lo avevano avuto anche autentici fuoriclasse. L’ Angelo biondo” come lo chiamavano i suoi concittadini volle dare una sterzata a tutto questo cambiando procuratore per rivedere il tutto in una sorta di caleidoscopio. Il momento arrivò proprio quel 19 luglio del 1978. Vidi il match in televisione. Ricordo perfettamente di aver stretto i braccioli della poltrona come se stessi su un ottovolante. Lo scenario era inedito: Minter faceva la sua parte attaccando per piazzare il suo sinistro micidiale, ma Jacopucci non indietreggiava e rispondeva per le rime. Difficile descrivere l’emozione di quel momento. Non solo: chi era costretto ad indietreggiare era proprio l’inglese, frastornato da una situazione imprevedibile. Vidi in un paio di situazioni Minter sul punto di crollare dopo una serie culminata con un destro dritto come una spada. L’inglese piegò le gambe ma resistette senza essere contato, bastava un briciolo di potenza in più per Angelo e sarebbe finito tutto in un altro modo. I round sembravano non terminare mai fino alla decima ripresa quando Jacopucci comincia a dare segni di stanchezza. Minter al contrario sembra essersi ripreso, i suoi colpi arrivano a segno con più frequenza. Al XII round Jacopucci è quasi immobile di fronte ad un avversario implacabile fino al ko, un brutto ko. Jacopucci si rialza per ricevere gli applausi, stavolta nessuna critica solo elogi, il suo più grande desiderio. Ad un giornalista dice: “Adesso che ho perso non dimenticatevi di me”. Poi si va tutti a cena in un ristorante di Bellaria, Jacopucci non si sente bene, la corsa contro il tempo per raggiungere a Bologna l’Ospedale, immediato l’intervento al cervello, ma il 22 luglio Angelo ci lascia.  La boxe dopo quella sera rivede tutto a cominciare dalla riduzione di round negli incontri valevoli per il titolo. Tarquinia ricorda spesso nelle varie manifestazioni il nome di Angelo Jacopucci. Il Palasport è intitolato a lui, in via Bruschi Falgari 13 si trova la società con il suo nome. Su di lui ha scritto un bel libro Andrea Bacci, intitolato “L’ultimo volo dell’Angelo biondo”. Tarquinia e l’Italia non dimenticano.          

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